TRATTO DAL “DIARIO DI UNO ZOLFATARO DI FINE ‘800”

 

Introduzione….

……… L’ analfabetismo regnava in tutte le famiglie, braccia, braccia dovevano fornire i figli nati da coppie senza futuro, con l’unica speranza di sfornare maschi, solo i maschi erano considerati “la ricchizza di la casa”, la ricchezza della casa. La donna veniva considerata quasi una bizzarria della natura, serviva solo per moltiplicare la specie ed aiutare la mamma nelle faccende domestiche, ma in famiglia ne bastavano poche.

Con soddisfazione il capofamiglia, la domenica e nelle feste comandate, era solito salire in piazza attorniato dai quattro, cinque, sei, sette e meglio ancora se di più figli esclusivamente maschi, per non parlare dell’ orgoglio se tra loro ci fosse pure un “carusu di li pirreri”.  Il padre-padrone veniva notato, ammirato, invidiato, ma tante volte passando davanti i Circoli dei Galantuomini, o altri circoli   borghesi, era bersaglio di dicerie vere o false che fossero e …………

Prima pagina dell’ originale :

   

pag. 1....

La mia vita - Casuccio Alessandro - nacqui in Campobello di Licata il 2 giugno   1878 in via Garibaldi n. 293. Mio padre zolfataio. Mia mamma figlia di   pastore. Mio padre si chiama Giuseppe ancora in vita di 88 anni. Mia mamma è   morta all'età di 75 anni l'ultimo giorno della sua vita fu il 2 luglio 1935.

  La famiglia all'epoca in cui posso ricordare a 5 anni era formata di 3 figli:   Vincenza, Alessandro e Giovanni, poi in seguito sono venuti alla luce altri 5   figli. Carmelo, Salvatore, Rosa, Carmela e Rosa 2°, e così si formò una   numerosa famiglia di 8 figli.

  Mio nonno era pastore e ricordo che appena a 5 anni di età mi portava con se a   pascolare le pecore in diverse contrade di terra vicino a Campobello. Cammuto,   feudo vicino al paese circa 5 Km. nel feudo cuda di volpe che dista dal paese   Km. 6. Zaccanelle lontano Km. 8 dal paese. Feudo Panaro Km 3 ecc. .......

pag. 32.....

  ..... lavoravamo in un appartamento che mio padre stirpava zolfo di cattiva qualità   chiamato vriscale, per via e forza della polvere. In questo appartamento   scorreva dal tetto l'acqua solforica a goccioloni, era un'acqua di fuoco, senza che ne   potevamo guardare, non appena toccava la carne la bruciava e metteva un prurito che non si poteva  resistere.

 I piedi  scalzi ne subivano di  più le conseguenze, fra un dito e l'altro non si poteva   mettere mano per pulirlo perchè subito si metteva a sangue vivo. C'era per disgrazia il  calore dentro la miniera, obbligati a lavorare senza camicia e nemmeno le   mutande, qualche goccia d'acqua di fuoco  la prendeva pure le spalle e le braccia, era   un vero martirio dal forte prurito. Ah quanto pianto !! Quante lacrime versarono   i miei occhi, quante bestemmie !! Tutti i momenti mi desideravo la morte per essere tolto da quelle torture. Maledicevo la mia nascita.

pag. 36 ...

......... Nella casa rustica in cui abitavamo era un vero allevamento d'insetti,   pulci, cimici e scarafaggi. Appena si andava a letto per dormire eravamo   assaliti e non si poteva dormire dai forti mozziconi (morsi). Ma con la stanchezza ci    addormentavamo  subito e restava quel misero corpo alla preda   degl' insetti.

Quando si veniva dal paese, e dovevamo riprendere il lavoro, le nostri carni erano quasi guarite dai mozziconi, ma per entrare nella casa  per prendere gli attrezzi di lavoro era una vera brutta impresa, le pulci che erano rimasti a digiuno, ci assalivano ogni parte del corpo.

Per distruggere  quelle enormi   quantità di pulci mi spogliavo nudo con mio fratello e anche gli altri carusi,  e ci facevamo assalire da quelle maledette pulci fino alla pancia, subito scappavamo fuori a grande corsa  e ci andavamo a schitolare (scrollare)   lontano fino a quando non ne avevamo più nel corpo. Questa  operazione la facevamo per tre o quattro volte ognuno di noi fino a quando in casa ne rimanevano solo pochi di questi insetti del diavolo......

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